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sabato 8 settembre 2018

Natività di Maria SS.

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IL TEMPO E' BUON CONSIGLIERE
IL TEMPO CI DONA LA GRAZIA DEL DISCERNIMENTO 
IL TEMPO DARA' I SUOI FRUTTI
Molto tempo è passato,e molto DIO ha dato.
Essere "schiavi d'amore" di Maria SS. e San Giuseppe aiuta a vivere il tempo.
Il tempo della gioia,delle difficoltà,dei dolori,il tempo in cui si deve stare nel silenzio per capire cosa sia realmente il tempo,cosa sia realmente importante,come usare al meglio il nostro tempo.
Bene la Natività di Maria SS. ci aiuti a rinascere concependo un tempo "nuovo";una rinascita,un tempo donato a se stessi e agli altri,un tempo capendo che la nostra VITA HA UN SENSO SE NON QUELLO DI DEDICARLA AL SIGNORE,come fece Sua e nostra Madre Maria SS.
Un tempo prezioso che non torna indietro,un tempo per costruire quel tesoro nel cielo.
Tempo di conversione,tempo di riconciliazione con DIO PADRE.
Perché alla fine del "TEMPO",rimarrà solo "l'ETERNITA'"....E QUELL'ETERNITA' SARA' CAUSA SOLO DELLE NOSTRE SCELTE DETTATE DA COME ABBIAMO USATO IL NOSTRO AL MEGLIO IL TEMPO CHE DIO PADRE CI HA DONATO.

Possiate anche tutti voi accogliere la nascita della Vergine Maria SS. come dono;
prendendo da lei esempio nel donare la sua vita e il suo tempo a Colui che l'ha generata.

Totus Tuus ego sum MARIA et omnia mea Tua sunt

DIO VI BENEDICA.

mercoledì 25 gennaio 2017

San Paolo amato ...intercedi per noi.

Come tu fosti illuminato e guidato 
dallo Spirito di DIO in Cristo... 
intercedi potentemente per noi presso la Trinità infinita così che anche noi possiamo ambire alle dimore eterne. 
Marco 16:
In quel tempo,[Gesù apparve agli Undici]
e disse loro:
«Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato.

1 Tm 1, 12-15
Rendo grazie a colui che mi ha dato la forza, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia chiamandomi al ministero: io che per l'innanzi ero stato un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo senza saperlo, lontano dalla fede.La grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù.Questa parola è sicura e degna di essere da tutti accolta: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori e di questi il primo sono io.

sabato 24 dicembre 2016

Buon Natale a tutti e che DIO vi benedica

Possiate tutti trovare felicità nel nostro Signore e salvatore Gesù Cristo.
Possiate essere incendiati nell'anima del Suo amore misericordioso e desiderare ardentemente il 
Suo glorioso ritorno.
Maranathà-Vieni Signore Gesù!
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venerdì 9 dicembre 2016

Mediatori di DIO.... non intermediari

Fantastica omelia di Papa Francesco molto centrata sulle dinamiche clericali odierne.
Una spiegazione chiara,semplice e precisa,che ci aiuta nel cammino di fede.
Basta peli sulla lingua... diamo al mondo ciò che è del mondo e a DIO ciò che è di DIO.



Sono come bambini ai quali offri una cosa e non gli piace, gli offri il contrario e non va bene lo stesso. Papa Francesco ha preso spunto dalle parole di Gesù che, nel Vangelo odierno, sottolinea l’insoddisfazione del popolo, mai contento. Anche oggi, ha subito osservato il Pontefice, “ci sono cristiani insoddisfatti - tanti - che non riescono a capire cosa il Signore ci ha insegnato, non riescono a capire il nocciolo proprio della rivelazione del Vangelo”. Quindi, si è soffermato sui preti “insoddisfatti” che, ha avvertito, “fanno tanto male”. Vivono insoddisfatti cercano sempre nuovi progetti, “perché il loro cuore è lontano dalla logica di Gesù” e per questo “si lamentano o vivono tristi”.
No ai sacerdoti intermediari, sì a sacerdoti mediatori dell’amore di Dio
La logica di Gesù, ha ripreso, dovrebbe dare invece “piena soddisfazione” a un sacerdote. “E’ la logica del mediatore”. “Gesù – ha sottolineato – è il mediatore fra Dio e noi. E noi dobbiamo prendere questa strada di mediatori”, “non l’altra figura che assomiglia tanto ma non è la stessa: intermediari”. L’intermediario, infatti, “fa il suo lavoro e prende la paga”, “lui mai perde”. Totalmente diverso è il mediatore:
“Il mediatore perde se stesso per unire le parti, dà la vita, se stesso, il prezzo è quello: la propria vita, paga con la propria vita, la propria stanchezza, il proprio lavoro, tante cose, ma - in questo caso il parroco - per unire il gregge, per unire la gente, per portarla a Gesù. La logica di Gesù come mediatore è la logica di annientare se stesso. San Paolo nella Lettera ai Filippesi è chiaro su questo: ‘Annientò se stesso, svuotò se stesso’ ma per fare questa unione, fino alla morte, morte di croce. Quella è la logica: svuotarsi, annientarsi”.
Il sacerdote autentico, ha soggiunto, “è un mediatore molto vicino al suo popolo”, l’intermediario invece fa il suo lavoro ma poi ne prende un altro “sempre come funzionario”, “non sa cosa significhi sporcarsi le mani” in mezzo alla realtà. Ed è per questo, ha ribadito, che quando “il sacerdote cambia da mediatore a intermediario non è felice, è triste”. E cerca un po’ di felicità “nel farsi vedere, nel far sentire l’autorità”.
La rigidità porta ad allontanare le persone che cercano consolazione
Agli intermediari del suo tempo, ha aggiunto, “Gesù diceva che piaceva loro passeggiare per le piazze” per farsi vedere e onorare:
“Ma anche per rendersi importanti, i sacerdoti intermediari prendono il cammino della rigidità: tante volte, staccati dalla gente, non sanno che cos’è il dolore umano; perdono quello che avevano imparato a casa loro, col lavoro del papà, della mamma, del nonno, della nonna, dei fratelli… Perdono queste cose. Sono rigidi, quei rigidi che caricano sui fedeli tante cose che loro non portano, come diceva Gesù agli intermediari del suo tempo. La rigidità. Frusta in mano col popolo di Dio: ‘Questo non si può, questo non si può…’. E tanta gente che si avvicina cercando un po’ di consolazione, un po’ di comprensione viene cacciata via con questa rigidità”.
Quando il sacerdote rigido e mondano diventa funzionario finisce nel ridicolo
Tuttavia, ha ammonito, la rigidità “non si può mantenere tanto tempo, totalmente. E fondamentalmente è schizoide: finirai per apparire rigido ma dentro sarai un disastro”. E con la rigidità, la mondanità. “Un sacerdote mondano, rigido – ha detto Francesco – è uno insoddisfatto perché ha preso la strada sbagliata”:
“Su rigidità e mondanità, è successo tempo fa che è venuto da me un anziano monsignore della curia, che lavora, un uomo normale, un uomo buono, innamorato di Gesù e mi ha raccontato che era andato all’Euroclero a comprarsi un paio di camicie e ha visto davanti allo specchio un ragazzo - lui pensa non avesse più di 25 anni, o prete giovane o (che stava) per diventare prete - davanti allo specchio, con un mantello, grande, largo, col velluto, la catena d’argento e si guardava. E poi ha preso il ‘saturno’, l’ha messo e si guardava. Un rigido mondano. E quel sacerdote - è saggio quel monsignore, molto saggio - è riuscito a superare il dolore, con una battuta di sano umorismo e ha aggiunto: ‘E poi si dice che la Chiesa non permette il sacerdozio alle donne!’. Così che il mestiere che fa il sacerdote quando diventa funzionario finisce nel ridicolo, sempre”.
Un buon sacerdote si riconosce se sa giocare con un bambino
“Nell’esame di coscienza – ha detto poi il Papa – considerate questo: oggi sono stato funzionario o mediatore? Ho custodito me stesso, ho cercato me stesso, la mia comodità, il mio ordine o ho lasciato che la giornata andasse al servizio degli altri?”. Una volta, ha raccontato, una persona mi “diceva che lui riconosceva i sacerdoti dall’atteggiamento con i bambini: se sanno carezzare un bambino, sorridere a un bambino, giocare con un bambino… E’ interessante questo perché significa che sanno abbassarsi, avvicinarsi alle piccole cose”. Invece, ha affermato, “l’intermediario è triste, sempre con quella faccia triste o troppo seria, faccia scura. L’intermediario ha lo sguardo scuro, molto scuro! Il mediatore - ha ripreso - è aperto: il sorriso, l’accoglienza, la comprensione, le carezze”.
Policarpo, San Francesco Saverio, San Paolo: tre icone di sacerdoti mediatori
Nella parte finale dell’omelia il Papa ha quindi proposto, tre “icone” di “sacerdoti mediatori e non intermediari”. Il primo è il “grande” Policarpo che “non negozia la sua vocazione e va coraggioso alla pira e quando il fuoco viene intorno a lui, i fedeli che erano lì, hanno sentito l’odore del pane”. “Così – ha detto – finisce un mediatore: come un pezzo di pane per i suoi fedeli”. L’altra icona è San Francesco Saverio, che muore giovane sulla spiaggia di San-cian, “guardando la Cina” dove voleva andare ma non potrà perché il Signore lo prende a Sé. E poi, l’ultima icona: l’anziano San Paolo alle Tre Fontane. “Quella mattina presto – ha rammentato – i soldati sono andati da lui, l’hanno preso, e lui camminava incurvato”. Sapeva benissimo che questo accadeva per il tradimento di alcuni all’interno della comunità cristiana ma lui ha lottato tanto, tanto, nella sua vita, che si offre al Signore come un sacrificio”. “Tre icone - ha concluso - che possono aiutarci. Guardiamo lì: come voglio finire la mia vita di sacerdote? Come funzionario, come intermediario o come mediatore, cioè in croce?

martedì 22 novembre 2016

Parole Sante..Parole sagge.

Cerchiamo di capire fino in fondo queste parole dettate da Papa Francesco.
Sono molto utili per i tempi in cui viviamo.
Sarebbe da stolti non ascoltarle....non capirle.
E' un'anticipo dell'avvertimento.


Un argomento che, forse, a qualcuno «amareggia la giornata», perché, ha detto il Pontefice, «non piace pensare a queste cose» o rendersi conto che «quando uno di noi se ne sarà andato, passeranno gli anni e dopo tanto tempo quasi nessuno ci ricorderà». Ma, ha aggiunto, «è la verità. È quello che la Chiesa ci dice: tutti noi avremo una fine». Una verità con la quale siamo chiamati a confrontarci. A tale riguardo il Papa ha rivelato: «Io ho un elenco, un’agenda dove scrivo quando muore una persona — amica, parente — il nome lì e ogni giorno vedo quel giorno, la ricorrenza per chi è: “Ma questo è morto da venti anni! Come è passato il tempo! Quest’altro trent’anni, come è passato il tempo!». Questa realtà comune a tutti, ha detto Francesco, «ci obbliga a pensare a cosa lasciamo, qual è la traccia che ha lasciato la nostra vita».
Se ne parla nella prima lettura del giorno, tratta dal libro dell’Apocalisse (14, 14-19), nella quale si legge di «mietitura, di vendemmia, di raccolto», ma anche di «prova della qualità del grano, dell’uva». Cioè, ha spiegato il Papa, «dopo la fine ci sarà il giudizio. Tutti saremo giudicati, ognuno di noi sarà giudicato». Perciò «ci farà bene pensare: “Ma come sarà quel giorno in cui io sarò davanti a Gesù», quando il Signore mi chiederà conto dei «talenti che mi ha dato» o di «come è stato il mio cuore quando è caduto il seme»?. Ricordando le «parabole del regno di Dio» il Pontefice ha suggerito alcune domande da porsi: «Come ho ricevuto la Parola? Con cuore aperto? L’ho fatta germogliare per il bene di tutti o di nascosto?». Un esame di coscienza utile e giusto perché «tutti saremo giudicati» e ognuno si ritroverà «davanti a Gesù». Non conosciamo la data, ma «accadrà».
Anche nel Vangelo, tratto da un passo di Luca (21, 5-11), si trovano dei consigli al riguardo. E a darli è lo stesso Gesù, che esorta: «Non lasciatevi ingannare!». A quale inganno si riferisce? È «l’inganno — ha spiegato il Papa — dell’alienazione, della estraniazione»: l’inganno per il quale «io sono distratto, non penso, e vivo come se mai dovessi morire». Ma, si è chiesto, «quando verrà il Signore, che verrà come la folgore, come mi troverà? Aspettando o in mezzo a tante alienazioni della vita, ingannato dalle cose che sono superficiali, che non hanno trascendenza?».
Siamo quindi di fronte a una vera e propria «chiamata del Signore a pensare sul serio alla fine: sulla mia fine, sul giudizio, sul mio giudizio». A tale riguardo il Pontefice ha ricordato come «da bambino», quando andava «al catechismo», venivano insegnate «quattro cose: morte, giudizio, inferno o gloria».
Certo, qualcuno potrebbe dire: «Padre, questo ci spaventa». Ma, ha risposto Francesco: «è la verità. Perché se tu non curi il cuore, perché il Signore sia con te e tu vivi allontanato dal Signore sempre, forse c’è il pericolo, il pericolo di continuare così allontanato per l’eternità dal Signore. È bruttissimo questo!».
Ecco perché, ha concluso il Papa, «oggi ci farà bene pensare a questo: come sarà la mia fine? Come sarà quando mi troverò davanti al Signore?». E per venire incontro a quanti potrebbero essere spaventati o rattristati da questa riflessione, il Pontefice ha richiamato il brano del canto al Vangelo ripreso dall’Apocalisse (2, 10): «Sii fedele fino alla morte — dice il Signore — e ti darò la corona della vita». Ecco la soluzione alle nostre paure: «la fedeltà al Signore: e questo non delude». Infatti, «se ognuno di noi è fedele al Signore, quando verrà la morte, diremo come Francesco: “sorella morte, vieni”. Non ci spaventa». E anche il giorno del giudizio «guarderemo il Signore» e potremo dire: «Signore ho tanti peccati, ma ho cercato di essere fedele». E giacché «il Signore è buono», ha assicurato il Papa, «non avremo paura».


lunedì 21 novembre 2016

Papa Francesco: il centro non è la legge ma l'amore di Dio

Con questa lettera riassuntiva dell'anno Straordinario del Giubileo della Misericordia,Papa Francesco ci lascia una pietra miliare di VERA SAGGEZZA nello SPIRITO SANTO.
Perdete 5 minuti del vostro tempo per leggerla,vale la pena.
DIO vi BENEDICA!

http://www.news.va/it/news/lettera-apostolica-del-papa-il-centro-non-e-la-leg
“Questo è il tempo della misericordia”: lo ribadisce Papa Francesco nella Lettera Apostolica “Misericordia et Misera” pubblicata oggi aconclusione del Giubileo.Quattro le principali novità: tutti i sacerdoti avranno d’ora in poi la facoltà di assolvere quanti hanno procurato peccato di aborto, i Missionari della Misericordia proseguiranno il loro ministero,  i fedeli che frequentano la Fraternita San Pio X potranno continuare a ricevere validamente l’assoluzione sacramentale e, infine, l’istituzione della Giornata mondiale dei poveri. Il servizio di Sergio Centofanti:
L’incontro tra la misera e la misericordia                                            
Papa Francesco sceglie come icona del Giubileo appena concluso l’incontro tra Gesù e l’adultera: “Non s’incontrano il peccato e il giudizio in astratto, ma una peccatrice e il Salvatore”, “la misera e la misericordia” come dice S. Agostino.
Gesù riporta l’amore al centro della Legge mosaica
Scribi e farisei fanno una domanda capziosa a Gesù citando Mosè, che nella Legge comanda di lapidare donne come questa. Ma Gesù - afferma il Papa - riporta “la legge mosaica al suo genuino intento originario. Al centro non c’è la legge e la giustizia legale, ma l’amore di Dio, che sa leggere nel cuore di ogni persona, per comprenderne il desiderio più nascosto, e che deve avere il primato su tutto”. Così “Gesù ha guardato negli occhi quella donna e ha letto nel suo cuore: vi ha trovato il desiderio di essere capita, perdonata e liberata”.  E “una volta che si è rivestiti della misericordia, anche se permane la condizione di debolezza per il peccato, essa è sovrastata dall’amore che permette di guardare oltre e vivere diversamente”.
Valore propedeutico della legge
“Non c’è legge né precetto - spiega il Papa - che possa impedire a Dio di riabbracciare il figlio che torna da Lui riconoscendo di avere sbagliato, ma deciso a ricominciare da capo. Fermarsi soltanto alla legge equivale a vanificare la fede e la misericordia divina. C’è un valore propedeutico nella legge  (cfr Gal 3,24) che ha come fine la carità (cfr 1 Tm 1,5). Tuttavia, il cristiano è chiamato a vivere la novità del Vangelo, «la legge dello Spirito, che dà vita in Cristo Gesù» (Rm 8,2). Anche nei casi più complessi, dove si è tentati di far prevalere una giustizia che deriva solo dalle norme, si deve credere nella forza che scaturisce dalla grazia divina”.
Nessuno può porre condizioni alla misericordia di Dio
“Nessuno di noi – scrive Francesco - può porre condizioni alla misericordia; essa rimane sempre un atto di gratuità del Padre celeste, un amore incondizionato e immeritato. Non possiamo, pertanto, correre il rischio di opporci alla piena libertà dell’amore con cui Dio entra nella vita di ogni persona. La misericordia è questa azione concreta dell’amore che, perdonando, trasforma e cambia la vita”. “In una cultura spesso dominata dalla tecnica” – osserva il Papa – in cui “sembrano moltiplicarsi le forme di tristezza”, solitudine e anche disperazione, “c’è bisogno di testimoni di speranza e di gioia vera, per scacciare le chimere che promettono una facile felicità con paradisi artificiali”.
Misericordia riversata sul mondo intero
“Abbiamo celebrato un Anno intenso – rileva il Pontefice - durante il quale ci è stata donata con abbondanza la grazia della misericordia. Come un vento impetuoso e salutare, la bontà e la misericordia del Signore si sono riversate sul mondo intero”. Adesso occorre proseguire su questa strada, docili allo Spirito, che “indica sempre nuovi sentieri da percorrere per portare a tutti il Vangelo che salva”. Il Papa ricorda la centralità della misericordia nella celebrazione eucaristica e nella Parola di Dio – invita a dedicare una domenica dell’Anno liturgico all’approfondimento della Sacra Scrittura – esortando a evidenziarne la forza in omelie ben preparate.
Confessori: accoglienti, chiari, generosi nel perdono
Soprattutto parla del Sacramento della Riconciliazione, che “ha bisogno di ritrovare il suo posto centrale nella vita cristiana”: “E’ questo il momento in cui sentiamo l’abbraccio del Padre che viene incontro per restituirci la grazia di essere di nuovo suoi figli”. Ai sacerdoti chiede “di essere accoglienti con tutti; testimoni della tenerezza paterna nonostante la gravità del peccato; solleciti nell’aiutare a riflettere sul male commesso; chiari nel presentare i principi morali; disponibili ad accompagnare i fedeli nel percorso penitenziale, mantenendo il loro passo con pazienza; lungimiranti nel discernimento di ogni singolo caso; generosi nel dispensare il perdono di Dio. Come Gesù davanti alla donna adultera scelse di rimanere in silenzio per salvarla dalla condanna a morte, così anche il sacerdote nel confessionale sia magnanimo di cuore, sapendo che ogni penitente lo richiama alla sua stessa condizione personale: peccatore, ma ministro di misericordia”. Quindi, caldeggia la celebrazione dell’iniziativa 24 ore per il Signore “che rimane un richiamo pastorale forte per vivere intensamente il Sacramento della Confessione”.
Missionari della Misericordia proseguono il loro servizio
Sottolinea l’esperienza di grazia che la Chiesa ha vissuto nell’Anno giubilare con il servizio dei Missionari della Misericordia, annunciando che questo ministero straordinario continuerà anche oltre l’Anno Santo, “come segno concreto che la grazia del Giubileo continua ad essere, nelle varie parti del mondo, viva ed efficace”. Sarà cura del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione trovare le forme più coerenti per l’esercizio di questo prezioso ministero.
Tutti i sacerdoti potranno assolvere il peccato di aborto
Poi, “perché nessun ostacolo si interponga tra la richiesta di riconciliazione e il perdono di Dio”,  concede “d’ora innanzi a tutti i sacerdoti, in forza del loro ministero, la facoltà di assolvere quanti hanno procurato peccato di aborto. Quanto avevo concesso limitatamente al periodo giubilare - precisa - viene ora esteso nel tempo”. Il Papa ribadisce con tutte le sue forze “che l’aborto è un grave peccato, perché pone fine a una vita innocente. Con altrettanta forza, tuttavia”, afferma “che non esiste alcun peccato che la misericordia di Dio non possa raggiungere e distruggere quando trova un cuore pentito che chiede di riconciliarsi con il Padre”.
Fraternità San Pio X: confessione valida
Inoltre, prolunga oltre il Giubileo anche la possibilità “per i fedeli che per diversi motivi frequentano le chiese officiate dai sacerdoti della Fraternità San Pio X di ricevere validamente e lecitamente l’assoluzione sacramentale dei loro peccati”. Questo, “confidando nella buona volontà dei loro sacerdoti perché si possa recuperare, con l’aiuto di Dio, la piena comunione nella Chiesa Cattolica”.
Famiglie in difficoltà
Il Papa rivolge quindi il suo pensiero alle famiglie, invitando a “guardare a tutte le difficoltà umane con l’atteggiamento dell’amore di Dio, che non si stanca di accogliere e di accompagnare". Ai sacerdoti è chiesto “un discernimento spirituale attento, profondo e lungimirante perché chiunque, nessuno escluso, qualunque situazione viva, possa sentirsi concretamente accolto da Dio, partecipare attivamente alla vita della comunità ed essere inserito” nel Popolo di Dio.
Giornata mondiale dei poveri
“Termina il Giubileo - scrive il Papa - e si chiude la Porta Santa. Ma la porta della misericordia del nostro cuore rimane sempre spalancata. Abbiamo imparato che Dio si china su di noi (cfr Os 11,4) perché anche noi possiamo imitarlo nel chinarci sui fratelli”, in particolare i poveri e i sofferenti. “Non possiamo dimenticarci dei poveri” – afferma – e per questo istituisce per tutta la Chiesa la Giornata mondiale dei poveri nella XXXIII Domenica del Tempo Ordinario. “Fino a quando Lazzaro giace alla porta della nostra casa (cfr Lc 16,19-21) - sottolinea - non potrà esserci giustizia né pace sociale” nel mondo. 
Rivoluzione culturale attraverso la fantasia della misericordia
“È il momento - conclude il Papa - di dare spazio alla fantasia della misericordia” che, attraverso la semplicità di piccoli gesti quotidiani, “segni concreti di bontà e tenerezza rivolti ai più piccoli e indifesi, ai più soli e abbandonati”, può “dar vita a una vera rivoluzione culturale” in tutto il mondo.
(Da Radio Vaticana)

venerdì 11 novembre 2016

Cosa volete d'altro ..oh detrattori di Papa Francesco?!?!

«non arrivare al triste spettacolo di un Dio senza Cristo, di un Cristo senza Chiesa e una Chiesa senza popolo».
Nella messa odierna a Santa Marta,Papa Francesco parla chiaramente del VERO AMORE CRISTIANO...e del "falso" amore NEW AGE.... ascoltate bene cosa dice.
Su cosa è incentrata la VERA FEDE CRISTIANA...e meditate bene tutti...prima di attaccarlo ancora.

«il criterio dell’amore cristiano è l’incarnazione del Verbo» ha rilanciato Francesco. E «chi dice che l’amore cristiano è un’altra cosa, questo è l’anticristo, che non riconosce che il Verbo è venuto in carne».
Francesco ha fatto riferimento alla parola greca «proagon», che è «tanto forte», per indicare «chi va, chi cammina oltre». E «da lì — ha proseguito — nascono tutte le ideologie sull’amore, le ideologie sulla Chiesa, le ideologie che tolgono alla Chiesa la carne di Cristo». Ma proprio «queste ideologie scarnificano la Chiesa». Portano a dire: «sì, io sono cattolico; sì sono cristiano; io amo tutto il mondo di un amore universale». Ma «è tanto etereo». Invece «un amore è sempre dentro, concreto, e non oltre questa dottrina dell’incarnazione del Verbo».
 «se incominciamo a teorizzare sull’amore, sul camminare nell’amore fuori dalla Chiesa, fuori dall’incarnazione del Verbo — ha spiegato il Papa — arriveremo a una realtà tanto frequente nella storia della Chiesa, anche ai nostri giorni: arriveremo alla trasformazione di quello che vuole Dio, che ha voluto con l’incarnazione del Verbo; arriveremo a un Dio senza Cristo, a un Cristo senza Chiesa e a una Chiesa senza popolo». E «tutto in questo processo di scarnificare la Chiesa».

continua......
http://www.news.va/it/news/messa-a-santa-marta-lettera-damore